Manca poco all’inaugurazione a PIACENZA della MOSTRA DEDICATA A GIOVANNI BARBIERI DA CENTO, meglio conosciuto come il GUERCINO; aprirà il 4 marzo e sarà visitabile fino al 4 giugno 2017. Un’occasione da non perdere! Infatti oltre a poter ammirare una ventina di suoi dipinti e disegni riuniti nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese (provenienti da diversi musei e chiese: da Cento, Bologna, Genova, Roma…), si potrà vedere finalmente da vicino la Cupola della Cattedrale che Guercino affrescò tra il 1626 e il 1627.
Non tutti comunque sanno chi fosse Guercino, e qualche turista distratto o frettoloso che finora ha visto di sfuggita la cupola del Duomo potrebbe non sapere delle altre opere che il pittore eseguì a Piacenza, e dell’eredità artistica che lasciò in città e che si può scoprire visitando alcune chiese cittadine. Così vorrei raccontarvi qualcosa di questo artista sperando di suscitare la vostra curiosità, e di vedervi prossimamente a Piacenza.
Guercino nacque a Cento, nella pianura Ferrarese, nel 1591 e visse 75 anni. La prima curiosità riguarda il suo soprannome, tutti si chiedono infatti il perché di questo strano appellativo. A quanto pare fu un incidente subìto in culla, un forte spavento causò il suo strabismo, che per fortuna non pregiudicò la sua attività futura!
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Iniziò molto presto come pittore autodidatta, dato che il suo primo insegnante non era abbastanza stimolante per lui. Tanta era la sua passione per il disegno e per la pittura che da ragazzo disegnava ovunque, sui muri, per terra, nella polvere della strada, su tavole e su carta! A 16 anni, dopo un breve apprendistato da un pittore a Cento, passò al grado successivo e divenne suo collaboratore. Era talmente abile nello studio della figura umana che, sempre a Cento, poco dopo, aprì un’ Accademia di nudo presso la residenza di un nobile locale, e nel 1618 inviò a Venezia i disegni di anatomie per pittori principianti.
I suoi primi incarichi furono soprattutto a Bologna, per conto di religiosi o nobili. La città era all’epoca la seconda città dello Stato Pontificio, lì il Cardinale Ludovisi, aveva ammirato la bravura di Guercino dicendo di lui ad altri facoltosi religiosi “è un gran disegnatore e felicissimo coloritore”. E una volta divenuto Papa con il nome di Gregorio XV commissionò a Guercino la realizzazione dell’”Aurora” per il soffitto del salone della sua residenza romana, il Casino Ludovisi. In quest’opera Guercino supera gli sfondati che Correggio aveva eseguito a Parma, spezza i limiti architettonici con festoni e riempie i suoi cieli di nubi. E’ in un certo senso in concorrenza con un’altra Aurora eseguita anni prima da Guido Reni sempre a Roma a Palazzo Borghese, e si può dire che con questa Guercino inizi la sua interpretazione del barocco maturo.
Nel 1623, al ritorno da Roma, Guercino avviò una bottega efficiente e moderna in collaborazione con il fratello e i cognati. Aveva molti committenti sia nei dintorni di Cento come anche stranieri per i quali effettuava la vendita per corrispondenza. Grazie al libro dei conti, tenuto dal fratello Antonio, scopriamo il suo tariffario. Il prezzo variava a seconda se doveva dipingere una figura intera (125 ducatoni) o una mezza figura (80 ducatoni). Un’ulteriore variabile era dovuta ai colori usati: se il committente richiedeva un maggiore uso del pregiato blu lapislazzulo o dell’azzurro oltremare il prezzo saliva. Le opere fatte dagli altri pittori della bottega, originali o copie dei suoi dipinti, non erano mai segnate nel libro dei conti, e ovviamente avevano un costo inferiore.
Nel 1626 Guercino arrivò finalmente a Piacenza, venne chiamato qui a completare l’incarico di Morazzone, che morì poco dopo l’inizio degli affreschi della cupola del Duomo, dopo aver dipinto solo due vele.
La cupola costituì per Guercino una vera e propria sfida, nel Seicento la maggior parte dei pittori aveva abbandonato la tecnica dell’affresco, dipingendo soprattutto a secco, oppure ad olio su intonaco, tecnica usata da Guercino in alcune sue prime opere. Insomma eseguire affreschi era un lavoro faticoso, complicato, e le impalcature erano considerate molto pericolose, davvero pochi ormai accettavano questi incarichi!
Il Guercino ebbe comunque diverse ragioni per accettare, si trattava di un lavoro ben pagato (ben 1900 ducatoni e alloggio gratuito) e, in più questa era per lui l’occasione per dipingere accanto agli affreschi di Ludovico Carracci, sua fonte di ispirazione
Dovette fare diversi studi preparatori, l’affresco non ammetteva cambiamenti durante l’esecuzione, mentre lui invece amava improvvisare e cambiare i dettagli durante l’esecuzione. I disegni prodotti a Piacenza da Guercino sono molti di più di quelli eseguiti per qualsiasi altro suo progetto. Ne eseguì ad inchiostro e acquerello per delineare la composizione, a penna e inchiostro per gli studi definitivi delle figure, e infine i panneggi, qui tanto ammirati dai critici, li eseguì a carboncino.
Mentre nelle prime opere di Guercino si notano i forti contrasti di luce che enfatizzano i gesti concitati, nella cupola di Piacenza possiamo osservare, specie nei maestosi profeti realizzati nelle vele, un uso più pacato del colore e di conseguenza immagini meno frenetiche. I contorni sono più delineati, e le teste così come i volti dei profeti esprimono una bellezza classica, caratterizzati da un’espressione serena. Tutto appare monumentale, ed era necessario data l’altezza della cupola (ben 33 metri!). Nel tamburo della cupola, si trovano, presso le finestre, le sibille; mentre quattro scene del Nuovo Testamento sono raffigurate nelle lunette. In quest’ultime è presente il paesaggio nello sfondo; Guercino nel suo primo periodo dette un nuovo impulso al naturalismo, nei suoi paesaggi riusciva a rendere l’atmosfera, il movimento delle nuvole e degli alberi e il tremolio della luce!
Con la cupola di Piacenza dunque lo stile di Guercino si evolve definitivamente, comincia una nuova fase, classica: con immagini più pacate e un uso differente del colore e della luce. Tutto questo si potrà notare proprio facendo un confronto tra le opere in mostra e la cupola del Duomo.
Degli stessi anni è la tela nel Santuario di S. Maria di Campagna “L’angelo appare a Manue e alla moglie”(storicamente attribuito al Guercino anche se manca il contratto), il dipinto è parte del fregio posto alla base delle volte. Da una certa distanza si potrà ammirare il profondo paesaggio e la speciale luce crepuscolare nello sfondo che fa risaltare l’angelo in primo piano. Un dipinto davvero suggestivo!
Ultimo importante dipinto ad olio di Guercino, effettuato tra il1632 e il 1634 per i frati cappuccini di S. Rita, è “San Francesco riceve le stimmate”. Quest’ultima tela è al momento in restauro proprio all’interno di Palazzo Farnese, e si prevede che sarà pronta in tempo per essere esposta in mostra.
E’ chiaro che, dopo aver eseguito queste opere tanto innovative a Piacenza, Guercino non lasciò indifferenti artisti, anche già affermati, che arrivarono negli anni successivi in città. Ad esempio nelle opere di Camillo Gavasetti, eseguite nel presbiterio di S. Antonino, in S. Brigida, e in Santa Maria di Campagna potremo fare degli interessanti confronti
Insomma non dovrete assolutamente farvi scappare l’occasione di conoscere questo aspetto di Piacenza! Nel periodo barocco si rinnovarono edifici religiosi e civili e la Piazza Grande venne abbellita con i maestosi monumenti equestri del Mochi. Una città dai mille volti, che in occasione di questa mostra offre nuove spunti per una visita.
Per saperne di più potete seguire le nostre iniziative, come le visite guidate alla mostra e i percorsi guerciniani in città.