Questo itinerario interessa il centro storico della città e potrete realizzarla a piedi o in bicicletta. Attenzione però, la domenica perché troverete quasi tutti i portoni dei palazzi chiusi!
Il ferro battuto si lavora a Piacenza fin dall’antichità. In epoca romana si sfruttavano le miniere di ferro in alta val Nure (la località Ferriere ancora ci ricorda con il suo nome dove si trovano). Vennero sfruttate soprattutto dalla fine del 1300, quando il territorio era sotto il dominio dei Visconti, casata nobile milanese. Si produceva ferro in barre e in filo. Per la lavorazione del ferro era stato costruito uno sbarramento del torrente Nure a monte di Ferriere, e dato che serviva anche il fuoco continuo per molti mesi l’anno, la legna necessaria si procurava nei boschi delle valli vicine, fino quasi a disboscarle.
In passato insomma l’estrazione e lavorazione del ferro era una parte importante dell’economia piacentina che portò con molta probabilità allo sviluppo e diffusione delle botteghe artigiane in tutto il nostro territorio. Queste inizialmente producevano oggetti di uso comune, chiodi da lavoro, per zoccoli da cavallo, per i cerchioni delle ruote, chiavi, zappe, roncole e nel 1500 vi si fondevano palle di artiglieria per le nuove armi da fuoco. Da quel periodo in poi alcuni fabbri si specializzarono nella lavorazione artistica del ferro battuto per la creazione di cancelli e balconi, che a Piacenza ebbero una grande diffusione.
Il nostro percorso comincia nel quartiere di Sant’Antonino, proprio dalla “Porta del Paradiso” della Basilica di S. Antonino (ingresso lato Via Scalabrini), dove troviamo l’ opera più antica di questo genere presente in città; osservando la parte centrale e i margini della grande porta in legno, dove le ante si uniscono, potremo notare le lamine in ferro battuto che terminano a forma di foglie di vite e di quercia; si tratta di elementi decorativi suggeriti dai modelli dei maestri di Francia, che lavoravano per le abbazie d’Oltralpe alla fine del Medioevo.
Giusto di fronte alla Chiesa prendiamo via Verdi, lungo questa strada possiamo ammirare i cancelli di diversi palazzi; quello che mi affascina di più è al numero civico 42, in Palazzo Scotti di San Giorgio, edificio seicentesco dove il cancello sembra proprio raffigurare una rete da pescatore!
Sull’altro lato della strada potremo osservare almeno 3 esempi in altrettanti palazzi, tipica espressione del periodo barocco. Questi cancelli sono caratterizzati da una fitta decorazione a volute, suggeriscono forme vegetali, anfore ed altri elementi decorativi arrotondati, e fanno da filtro a bei giardini; l’ultimo, situato all’ingresso principale di Palazzo Malvicini Fontana, sicuramente il più ricco di decorazioni, lascia intravedere anche un elegante cortile.
Il cancello del Palazzo nobile a Piacenza ha una funzione ben precisa: si sviluppa verso la fine del 1600 quando i portoni in legno dei palazzi nobili restano aperti durante il giorno, così, guardandovi attraverso, il passante può ammirare la magnificenza, la grandezza dei cortili e dei giardini e comprendere l’importanza della famiglia che li possiede.
Da via Verdi, passando da via Santa Franca e via Scalabrini raggiungiamo via F. Frasi, questo percorso un po’ tortuoso ci permette di attraversare quello che fin da prima dell’anno 1000 era il quartiere dei “ferrari” che si trovava proprio all’incrocio con l’attuale via Sopramuro e Via XX Settembre; qui fino al secolo scorso c’erano ancora molte ferramenta.
Anche i balconi tra il 1600 e il 1700 sono spesso in ferro battuto: li vediamo sporgere appena dalla facciata, magari all’ultimo piano, oppure sottolineare le finestre di ogni piano, o ancora ecco un grande balcone in ferro battuto proprio sopra all’ingresso! La loro funzione era più che altro decorativa.
Incrociamo via Carducci, dove al numero 11, troviamo Palazzo Ferrari Sacchini.
Il balcone, dalla decorazione molto fitta, appare suddiviso in scomparti con motivi a spirali, e pigne di bronzo sulla parte terminale. Le pigne e i pomoli in bronzo si ritrovano spesso nelle decorazioni seicentesche, servono a illuminare ed impreziosire il ferro battuto caratterizzato dal colore grigio o nero opaco.
Percorriamo la centralissima via XX Settembre (è una strada pedonale, quindi la bici va spinta a mano); verso la metà della strada verso piazza Duomo possiamo ammirare la facciata di Casa Milza con gli elegantissimi motivi a coda di pavone caratteristici dell’Art Decò, dunque non solo i nobili ma anche la borghesia abbellisce le proprie residenze grazie agli abili artigiani del ferro.
Ultima tappa di questo tour è la Cattedrale, dove si ammirano le magnifiche porte di ingresso alla cripta con motivi a girali senza alcuna saldatura!!!
Eccoci alla fine di questo percorso sul ferro battuto, ovviamente sono tanti i cancelli e i balconi che non ho citato, e che potrebbero fare parte di un altro appuntamento; una scusa per esplorare un altro quartiere del centro storico alla scoperta dei tesori della città di Piacenza.